I due esponenti di spicco dell’economia italiana hanno idee un po’ diverse circa il riassetto regolamentare del sistema finanziario internazionale. Se da un lato il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, si dice convinto della necessità di un’autorità, che abbia il potere, i fondi, il budget e la competenza per gestire i fallimenti bancari, dall’altro il ministro dell’economia Tremonti, fa sapere che non bastano regole tecniche a superare le crisi, sostenendo a gran voce il ruolo della politica in tali ambiti.
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Dal Forum di Davos, dove si sono incontrati banchieri e autorità, è stato chiarito che a livello di misure sul capitale, di liquidità e di cornice legale delle banche è necessario un coordinamento globale, in quanto il sistema bancario è molto interconnesso. Il Forum ha sottolineato l’importanza di tre pilastri: ridurre il rischio di fallimento degli istituti di grande dimensione, ridurre la probabilità di tali fallimenti, mettere in campo dei meccanismi per una gestione efficiente di queste eventualità.
Il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, conferma la necessità di un quadro regolamentare finanziario globale, in quanto un settore bancario fragile non è più permesso, il rischio sistemico è troppo elevato e occorre minimizzare l’impatto dei fallimenti dei colossi finanziari, in grado di creare effetti domino catastrofici. Ma una coordinazione a livello globale pare molto complicata, in gioco ci sarebbero troppi attori economici e autorità di regolamentazione e di vigilanza.
Giuseppe Raso