Cosa succederà in Gran Bretagna dopo giovedì? A chiedersi i possibili risultati delle elezioni britanniche, soprattutto i mercati. Brexit si o no? Conservatori o Laburisti?
Boris Johnson, Primo Ministro uscente, appartenente al partito dei Conservatori, sembrerebbe in vantaggio sul rivale dei laburisti Jeremy Corbyn.
Il Governo di Johnson punta forte sull’uscita del Regno dall’UE. Obiettivo che, se vinceranno i Conservatori, andrà raggiunto entro il 31 Gennaio 2020. Il programma del Primo Ministro prevede anche una forte riduzione delle tasse e un piano di finanziamento per l’istruzione. Stretta prevista anche sui migranti.
Il leader dei laburisti, secondo i sondaggi, è al 30%. Una percentuale ben lontana dalla possibile vittoria, anche se mancano ancora gli ultimi due giorni di campagna elettorale.
Questione Brexit: ancora nessuna certezza
Si è arrivati alle elezioni anticipate per una ragione in particolare: la questione Brexit. Da oltre un anno, i Conservatori, al potere al momento del referendum per l’uscita dall’UE, cercando invano di far approvare al parlamento un accordo per procedere. La missione è ampiamente fallita.
Il Paese continua ad essere diviso e c’è necessità di un Governo di maggioranza per sistemare le cose. E l’ampia maggioranza non è affatto scontata.
Ad ogni modo, se Johnson dovesse vincere e, dunque, mantenere il posto di Primo Ministro, non cambierebbe molto nell’immediato.
Anche qualora il Parlamento dovesse approvare l’accordo per l’uscita dall’UE, dovrebbe comunque trascorrere il periodo di transizione concordato con Bruxelles, con scadenza al 31 Dicembre 2020.
Da gennaio 2021, invece, scatterebbero le nuove regole annunciate dall’attuale Primo Ministro. Previste diverse limitazioni sia per chi vuole vivere e lavorare nel regno Unito, sia per i turisti.
L’approccio di Johnson alla questione è sempre stato chiaro: è l’UE che deve andarsene dalla Gran Bretagna, e non viceversa.
Anche se i dettagli della proposta del governo britannico non sono ancora noti, si vocifera che il Governo abbia intenzione di introdurre uno schema di esenzione dal visto (Electronic Travel Authorisation, o Eta) per i cittadini Ue. Con una procedura molto simile per quanto già accade negli Stati Uniti. Ovvero niente visto, basta un’autorizzazione, ma a fronte del pagamento di una tassa di soggiorno.
D’altro canto, lo stesso vorrebbe fare Bruxelles, che sta lavorando al sistema Etias (European Travel Information and Authorization System). In base a questo sistema, i cittadini di Paesi terzi per cui non è richiesto il visto, dovranno chiedere un’autorizzazione preventiva, pagando una tassa di 7 euro.
In caso di Brexit, le limitazioni saranno reciproche, questo è l’unico scenario certo. I laburisti si dichiarano ampiamente contrari a questa misura, che significherebbe un aumento dei tempi e del lavoro della burocrazia, e delle tasse.