Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) è categorico: “l’Italia è un paese in apnea”, non in grado di reagire ed uscire dalla crisi, una società, quella italiana, che vive in attesa che la crisi finisca e che sta riproponendo il medesimo modello pre-crisi. Atteggiamento assolutamente deleterio, la crisi economico-finanziaria, in un certo senso, avrebbe dovuto dare uno scossone al paese, per permettergli quella metamorfosi necessaria a rimanere tra le big del pianeta.
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In ogni caso il Rapporto del Censis 2009 sulla situazione sociale del paese, presentato al Cnel, mostra chiaramente uno scenario deludente. Una famiglia su quattro arriva a stento a fine mese, attingendo spesso e volentieri dai risparmi accumulati o dilazionando i pagamenti. L’obiettivo primario per la famiglia italiana è “tagliare su tutto”, cercando il prodotto sempre più conveniente. Sempre in Italia un milione e 50 mila famiglie vive in condizioni di povertà alimentari, con le regioni del sud come Calabria e Basilicata con quote di povertà nettamente più elevate rispetto al centro-nord. Sono ben 760 mila i posti di lavoro persi in un anno a causa della crisi. I settori più colpiti sono stati l’industria della trasformazione, l’edilizia e il commercio. A non incrementare il numero dei disoccupati, ci sono coloro che lavorano a ritmo ridotto, per il Censis circa 350 mila in cassa integrazione o mobilità, soprattutto concentrati nel nord Italia.
D’altra parte il modello italiano, ossia un sistema prettamente bancocentrico, con un’economia reale ancora predominante sulla finanza, con una maggioranza di piccole medie imprese e con famiglie patrimonializzate, è riuscito ad attutire gli effetti della crisi rispetto ad altri paesi, ma non permette il nuovo slancio di cui l’economia italiana ha bisogno.
Giuseppe Raso