Nell’anno 2018, i colossi tecnologici hanno versato nelle casse dello Stato Italiano solo 64 milioni. Seppur il dato sia in aumento rispetto ai 59 milioni del 2017, la somma totale appare ancora troppo bassa rispetto alle aspettative del Governo per le Digital Tax.
Nello specifico, sono stati esaminati i dati di: Microsoft con 16,5 milioni, Amazon 6 milioni, Google 4,7 milioni, Oracle 3,2 milioni, Facebook 1,7 milioni, Uber 153 mila euro e Alibaba solo 20 mila euro. vanno aggiunti 12,5 milioni di Apple.
Questo risultato risulta preoccupante se paragonato agli introiti globali derivanti dal settore tecnologico. Ciò significa che le aziende esaminate, ancora una volta, hanno attuato il solito meccanismo per evitare il complesso sistema fiscale italiano. Ovvero spostando all’estero il fatturato. In particolar modo nei Paesi dove è in vigore una aliquota nettamente più bassa.
Pesa ancora, dunque, l’assenza di una web tax, che porta i colossi del tech verso nazioni come Irlanda, Porto Rico e Singapore. Per un risparmio complessivo di quasi 50 miliardi.
Fisco italiano: aumenta ancora il carico fiscale
Effettivamente, il carico fiscale per le aziende italiane, non solo nel settore tecnologico, aumenta ancora. Il 59% dei profitti delle imprese finisce nelle casse dello Stato.
Le imprese italiane pagano tasse e contributi molto più alti che nel resto d’Europa. Restando penalizzate rispetto alla maggior parte della concorrenza globale.
Nel dettaglio, il carico fiscale e contributivo sulle imprese italiane è aumentato, nel 2018, al 59,1%. Dal 53,1% del 2017. La media globale si attesta invece attorno al 40%.
L’unica buona notizia arriva dallo sviluppo digitale. Con l’integrazione tra soluzioni tecnologiche adottate dal contribuente e dall’Amministrazione finanziaria, a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica e del sistema di interscambio (SDI).
Nel resto del mondo, le cose sono ben diverse. Tanto che, in questa speciale classifica, l’Italia raggiunge solamente il 128° posto.
Primo al mondo in assoluto è il Bahrein, dove la grande facilità nel pagare le tasse e l’incidenza del fisco pari solo al 13,8% rendono il Paese un vero e proprio paradiso fiscale.
Seguono Hong Kong e Qatar. La prima nazione europea in classifica, al quarto posto, è l’Irlanda. Seguono la Danimarca, ottava, e la Finlandia, decima.
Meno tasse, ma tariffe più alte. Il peso del “nero” continua a farsi sentire sulla nostra economia.
l’Ufficio studi della CGIA sottolinea che:
Il nostro Pil, come del resto quello di molti altri Paesi dell’Ue, include anche gli effetti dell’economia non osservata. Questa “ricchezza”, riconducibile alle attività irregolari e illegali che, per sua natura, ha dimensioni importanti, non dà alcun contributo all’incremento delle entrate fiscali.