Non ha fine il calvario della Grecia, quando sono trascorsi ormai sei anni dal via alle operazioni di salvataggio. Atene è di nuovo sull’orlo del fallimento, complici l’incapacità del Governo di prendere una direzione netta e le divergenze tra i creditori che di fatto impediscono qualsiasi modifica alle strategie finora attuate per risollevare il Paese. Dal 2010 è stata intrapresa una forte politica di austerità, che ha portato all’aumento delle imposte per i cittadini di oltre il 30%. La gravità della situazione è testimoniata dal fatto che nonostante gli sforzi fiscali sostenuti dallo Stato greco, la luce in fondo al tunnel è ancora lontana e per il momento addirittura non visibile.
Grecia: cittadini in sciopero contro l’austerità. Il Paese si ferma per 48 ore
La mobilitazione nazionale è iniziata ieri, venerdì 6 Maggio, e si protrarrà per 48 ore. La protesta contro l’austerità, indetta dai sindacati pubblici e privati, si preannuncia dura e destabilizzante. La lotta nasce soprattutto a causa dei risultati pressoché inesistenti dati dalle riforme attuate a danno dei cittadini, per risollevare uno Stato che invece è ancora sull’orlo del fallimento. La disoccupazione è sempre al 25%, la sanità al collasso e inoltre, negli ultimi mesi, è diventata insostenibile anche la questione dei migranti. All’iniziativa hanno aderito persino i giornalisti. Il sindacato del settore privato Gsee ha dichiarato, in una nota ufficiale, che:
Le nuove riforme in attesa di approvazione sono l’ultimo chiodo sulla bara. Stanno cercando di dimostrare all’Eurogruppo che sono bravi studenti, ma stanno distruggendo il sistema di sicurezza sociale del Paese.
Nelle stesse ore della protesta, Fmi (Fondo monetario internazionale) ed Eurozona, discutono sulla riduzione del debito greco, dovendo fare i conti, però, con l’opposizione della Germania. L’Fmi combatte contro l’austerità, spiegando che l’accordo firmato per portare il Pil della Grecia al 3,5% entro il 2018 è un obbiettivo assolutamente irrealistico.
Solo il 5% dei soldi prestati allo Stato greco è finito nelle casse di Atene
Dei 220 miliardi di euro finanziati alla Grecia, solo 9,7 miliardi sono stati spesi a beneficio dei cittadini. Il 95% del prestito totale è stato utilizzato per le Banche dell’Eurozona e per altri creditori privati. Questo è ciò che emerge da uno studio dell’European School of Management and Technology. Jorg Rocholl, responsabile dell’esame, è stato chiaro e duro:
L’Europa e il Fondo Monetario Internazionale negli anni scorsi hanno salvato soprattutto le banche europee e altri creditori privati. E’ un qualcosa che tutti sospettavano ma che pochi sapevano davvero. Ora uno studio lo conferma: per sei anni l’Europa ha tentato invano di porre fine alla crisi di Atene attraverso i prestiti e chiedendo riforme e misure sempre più dure. Del fallimento, come ovvio, è maggiormente responsabile la pianificazione dei programmi di salvataggio che il governo greco.
Solo dalla Germania arrivano parole di fiducia. “Atene ha bisogno del denaro dell’Esm, altrimenti non avremmo concordato un nuovo programma la scorsa estate. La situazione è migliorata rispetto a qualche anno fa, adesso lo Stato Greco ha un avanzo primario quindi non ha bisogno di soldi ogni mese per finanziare le necessità di bilancio”, queste le parole dell’economista tedesco Klaus Regling, durante la conferenza Euro50 Group a Roma.