Nuova rilevazione dell’Istat: l’istituto nazionale di statistica ha infatti controllato l’andamento delle retribuzioni orarie a maggio. Come segnala lo stesso ente, le retribuzioni orarie hanno avuto un andamento a rilento, rispetto al mese di maggio dell’anno scorso, crescendo dell’1.8%, stesso risultato di aprile. Il dato però è inferiore a quello dell’inflazione, che nel mese di maggio è cresciuta del 2.6%, su base tendenziale. Nel confronto col periodo gennaio maggio 2010, quest’anno l’indice è cresciuto del 2%, rispetto allo stesso periodo del 2010. Fra i settori dove gli stipendi sono aumentati di più, citiamo il settore tessile, lavorazione pelli e abbigliamento che crescono del 4.1%, la categoria militari-difesa che cresce del 4.0%, le forze dell’ordine (3.7%) e i vigili del fuoco con il 3.4%. Aumenti molto più contenuti per altri settori, come il servizio sanitario nazionale, ministeri, scuola, regioni e autonomie locali, che crescono solo dello 0.3%. Il Codacons commenta in maniera piuttosto negativa questi andamenti. “Dai dati dell’Istat sulle retribuzioni contrattuali a maggio emerge come ormai sia dal 2002 che gli stipendi e le pensioni restano al palo mentre i prezzi, le tariffe e le imposte continuano ad aumentare. Fino a che le retribuzioni continueranno a perdere potere d’acquisto è di tutta evidenza che i consumi continueranno a crollare. Sarebbe una scelta sciagurata quella che il governo si appresterebbe a fare giovedì, ossia congelare ancora per un anno il contratto dei pubblici dipendenti”.
Pietro Gugliotta