L’Istituto nazionale di Statistica ha presentato i dati relativi ai contratti collettivi e alle retribuzioni contrattuali. I dati, calcolati sulla mensilità di ottobre 2010, rivelano come la retribuzione contrattuale oraria è rimasta invariata rispetto al mese precedente (settembre 2010), ma è cresciuta dell’1.5% rispetto ad ottobre 2009. Questo dato è molto preoccupante: infatti l’Istat segnala come sia il dato tendenziale più basso dal marzo del 1999, e inoltre mostra come questo valore sia al di sotto del livello di inflazione, che si è attestato a + 1.7% ad ottobre 2010. Prendendo in esame il periodo gennaio-ottobre 2010, mettendolo in relazione con lo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio-ottobre 2009) si nota come ci sia stato un aumento della retribuzione contrattuale oraria del 2.2%. L’Istat evidenzia come tutti i dati relativi ai contratti collettivi e alle retribuzioni contrattuali, siano riferiti al 62.3% degli occupati dipendenti. Analizzando i dati in maniera più particolare, l’Istat evidenzia come gli aumenti tendenziali delle retribuzioni orarie contrattuali possono essere attribuiti a settori come le telecomunicazioni (4.5 %), servizi di informazione e comunicazione (+ 3.5 %), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (+ 3.1 %). Alcuni settori però mostrano variazioni tendenziali negativi: è il caso dei trasporti, servizi postali e attività connesse ( – 0.3 %) e forze dell’ordine ( – 0.5 %). Al termine del documento Istat, vengono evidenziati due importanti fattori: i rinnovi e i contratti attualmente scaduti. “Ad ottobre è scaduto l’accordo per i dipendenti degli studi professionali e ne sono stati rinnovati due: estrazione minerali solidi e scuole private religiose. A ottobre, pertanto, i contratti in vigore sono 37 (uno in più rispetto al mese precedente) e regolano il trattamento economico di circa 8,1 milioni di dipendenti; a essi corrisponde un’incidenza in termini di monte retributivo pari al 59,3 per cento. Sono, invece, in attesa di rinnovo 41 accordi, relativi a circa 4,9 milioni di dipendenti e al 40,7 per cento del monte retributivo totale”.
Pietro Gugliotta