Prezzo petrolio oggi 12 Ottobre: attesa vertice Istanbul

Nella seduta di ieri il greggio ha toccato i massimi degli ultimi 12 mesi. Complici le parole di Putin che hanno aperto la strada della collaborazione tra i membri Opec e i Paesi esterni. Ad ogni modo, c’è grande attesa per il vertice di oggi ad Istanbul. Gli investitori sperano di capire se l’accordo potrà funzionare. Dopo Algeri, infatti, sull’accordo si era sollevata una nube di dubbi, ancora irrisolti. Nel frattempo il prezzo petrolio continua, per il momento, a rimanere sopra ai 50 dollari al barile.

Prezzo petrolio oggi 12 Ottobre attesa vertice Istanbul

Prezzo petrolio: le parole di Alexander Novak

La Russia, da parte sua, invece di risolvere le perplessità le intensifica. Nei giorni scorsi, il Ministro dell’Energia Alexander Novak aveva dichiarato che il Paese non si stava preparando ad alcun accordo.

Ieri, Putin ha aperto all’ipotesi della svolta. Recatosi proprio ad Istanbul, anche per risolvere i dissidi con la Turchia, il numero uno del Cremlino aveva dato conferma di un possibile congelamento o taglio della produzione, per favorire l’accordo Opec.

Oggi è tornato a parlare Novak, che ha spiegato che la Russia non sta vagliando l’ipotesi della riduzione della produzione di oro nero. Bensì, è possibile che si decida di congelare il valori attuali e dunque evitare un aumento.

Il Ministro russo ha parlato anche dei rapporti del Cremlino con i sauditi, spiegando che: “Con l’Arabia Saudita si discute un piano di azione comune per ottimizzare la produzione di greggio e la cooperazione fra i due paesi”.

Accordo Opec: cosa potrebbe non funzionare?

Nonostante gli interventi di Putin e Novak, che hanno dato un’impennata ai mercati, come detto i dubbi permangono.

In particolare, sono quattro i fattori che destano perplessità sulla riuscita dell’accordo che dovrebbe essere ufficializzato il 30 Novembre a Vienna.

Innanzitutto, preoccupa la scarsità di domanda a fronte di una sovrapproduzione. Anche se il piano Opec venisse avviato, le scorte continuerebbero ad essere troppe.

Vi sono poi Paesi per i quali è già certo che il taglio non verrà applicato. Ad esempio l’Iran si limiterà semplicemente a non aumentare la produzione di greggio, ma non la taglierà. La stessa Arabia Saudita, che più di tutti ha voluto avviare le negoziazioni per l’accordo, potrebbe non rispettare il patto per motivazioni economiche interne.

La ripartizione dei tagli è ciò che desta maggiore preoccupazione. Tutti i membri dell’Opec sono stati fino ad oggi restii a diminuire le estrazioni. Bisognerà capire se qualcuno sarà disposto a contribuire più di altri.

Infine, il prezzo petrolio è ancora troppo basso per poter pensare che questo accordo possa in qualche modo influenzare i mercati positivamente. Dunque, vi sono dubbi anche sullo scopo del piano. Ad ogni modo, dopo il vertice di Istanbul se ne saprà di più.

Autore dell'articolo: Redazione

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